"Sono nato e cresciuto a Ravenna, e il mio eroe resistente è sempre stato Bulow. Poi ho iniziato fare delle ricerche, e mi sono reso conto che la nostra terra ha partorito decine e decine di donne e di uomini di una libertà assoluta, tra i quali Mario Giacomoni, alias Portos. Tra le vicende che hanno movimentato la vita del nostro, mi ha profondamente colpito il salvataggio di Bagnacavallo, paese a forte rischio di bombardamento alleato. In fondo, cosa sono le nostre città di Romagna di fronte alla potenza di fuoco di un esercito? Poco o nulla, insomma sono fragili come carta". (Giacomo Scudellari)
LA CITTÀ DI CARTA
La città di carta La mia città è di carta, e la puoi ritagliare
Sta tutta in una tasca, sarà perché è normale
La mia città è di carta, ed è Bagnacavallo
Se guardi in filigrana c’è un cuore di metallo.
Metallo sulle unghie, sul collo di un fucile
Le notti sono lunghe e non si può dormire.
La mia città è di carta e quindi pesa poco
Perciò da queste parti c’è l’allergia del fuoco
E il fuoco si avvicina, un fuoco canadese
E qui è tutto di carta, piccioni, i vicoli anche le chiese.
Che fatica i miei vent’anni, sotto questo cielo storto
Ma mi piace quando dici, che sono ancora Portos.
Allora prendo fiato e stringo la cintura
Il giorno è scoperchiato, non posso più avere paura
Paura delle bombe che dormono per terra
Paura per il fronte, che ancora sa di guerra
Un passo un altro passo, la fame e le ferite
Ma ho la testa più dura di un sasso
E gambe dritte come matite.
E la città di carta è identica ad allora,
tu prova a cercare in una tasca tu prova a chiedere a scuola.
Che fatica i miei vent’anni, sotto questo cielo storto
Ma mi piace quando dici, che sono ancora Portos
Che sono ancora Portos, io sono ancora Portos.