L'attentato di Borgo Pignatta (07/04/2017)

Il Borgo Pignatta, così chiamato perché già alla fine del 1800 vi abitava la numerosa omonima famiglia di commercianti in vino, si trova a poco più di un Km. oltre la chiesa di Masiera, sulla via Sotto Fiume Destra, a ridosso dell’argine del Senio, a pochi chilometri da Bagnacavallo.

In quell’area, nel dicembre 1944, si toccavano ormai i due eserciti in lotta, gli Alleati, che dopo aver liberato Ravenna il giorno 4 avevano rallentato la spinta offensiva, e i Nazifascisti, che arretravano difendendosi con la ferocia di chi sa di aver perduto la partita.

Il corso del Senio per quattro mesi, fino al 10 aprile '45, costituì la linea del fronte di guerra, con tutto quel che ne conseguì per cose e persone, per chi sfollava e per chi ostinatamente rimaneva nelle proprie case.

Lì tra il 21 e il 22 giunsero le avanguardie canadesi, e il fiume divenne teatro di battaglia.

Nella notte del 23 dicembre, verso le undici, una pattuglia tedesca scese dall’argine con alcune casse di esplosivo e minò le case Galassi, Pignatta e Costa, all’interno delle quali erano ospitati anche componenti di altre famiglie.
Negli edifici erano stati ricavati dei rifugi, le cui stanze erano state imbottite di paglia e rinforzate, offrendo maggior sicurezza.

Molte persone in quella notte sono lì al riparo: vecchi genitori, coppie di giovani sposi, ragazzi e ragazze sui vent’anni, gente di mezz’età e bambini…

La notte pare tranquilla, ma all’improvviso una fortissima esplosione squarcia il silenzio: le mine collocate dai Tedeschi fanno saltare le case Galassi e le Pignatta, le Costa sono risparmiate perché il cavo che le collegava all’esplosivo viene interrotto dalla deflagrazione.

I muri crollano, trascinando con sé i piani superiori e i tetti, la terra trema, le case vicine ondeggiano, l’onda d’urto frantuma vetri e scardina finestre, il boato si propaga nel freddo della campagna.

Si odono grida, invocazioni d’aiuto, alcuni coraggiosi escono dalle loro case e si dirigono verso i lamenti, nell’oscurità i soccorritori cercano, aiutano, chiamano disperati i nomi di parenti e amici, e nonostante il fuoco implacabile dei Tedeschi, riescono ad estrarre dalle macerie quattordici persone, ferite più o meno gravemente.

Nei giorni successivi chi voleva tornare sul luogo dell’eccidio veniva fermato dai Canadesi, che avevano ordine di non far passare civili, perché quella zona era diventata “terra di nessuno”, incontrollata e quindi pericolosa.
I parenti, gli amici, i conoscenti, angosciati dovettero rinunciare, anche se per diversi giorni si continuarono a sentire lamenti provenire dalle macerie…

Solo a guerra finita si potè tornare, con dolore e raccapriccio, a quei miseri resti.
Ventotto furono le vittime della strage, più una signora anziana, che, estratta in stato di shock, morì dopo qualche giorno.

Cosa spinse i Tedeschi a minare tre case ove sapevano non esservi partigiani, perché distrussero quelle due abitazioni che sapevano essere abitate solo da civili?

Una spiegazione plausibile non si rintraccia, non risultando a Borgo Pignatta né pretesti di rappresaglia né giustificazioni militari di qualche genere, forse può aiutare a capire la crudeltà del comportamento nazista il sapere che altre case esplose, con altre vittime innocenti, vi furono, in quelle notti, nell’arco di pochi Km., sempre a ridosso del Senio.

Basta dire “l’odio, il razzismo, la guerra…”?

Ecco i nomi delle povere vittime di una insensata violenza, scolpiamole nei cuori delle nostre Comunità, facciamone Memoria, e operiamo affinchè il loro sacrificio non sia stato vano, ma serva almeno a render l’uomo fratello all’uomo, in Pace, Libertà e Giustizia:
Babini Ida, 57 anni; Babini Alda, 34; Baldini Giuseppe, 86; Barbinati Angela, 71; Tedeschi Luigi, 58; Costa Angela, 43; Costa Coralbo, 3; Foschini Maddalena, 28; Foschini Ottavio, 69; Franceschini Franco,14; Galassi Egisto,70; Pignatta Alba, 22; Pignatta Celsa, 3 mesi; Pignatta Edda,14; Pignatta Enza Luisa, 8; Pignatta Giacomo Luigi, 3; Pignatta Giuseppe, 21; Pignatta Marina,17; Pignatta Silvio Antonio, 46; Pignatta Venera, 10; Randi Alfredo, 53; Randi Bruno,12; Randi Enrico,17; Randi Ida, 21; Randi Maria, 65; Randi Santa, 20; Tabanelli Adelina, 70; Taroni Virginia, 52.

A cura di Gian Luigi Melandri (Istituto Storico della Resistenza)